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[Analisi realizzata da Christian Partenope e Vito Damigella]
Avengers: Infinity War è un film del 2018 diretto da Anthony e Joe Russo, prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures. La pellicola fa parte del Marvel Cinematic Universe (MCU, d’ora in poi) ed è stata scritta da Christopher Markus & Stephen McFeely. Lo sviluppo di Infinity War risale almeno al 2013 e venne ufficialmente annunciato nell’ottobre 2014.
Inizialmente il film era stato presentato come la prima metà di una pellicola divisa in due parti – ed in parte è vero – ma successivamente Kevin Feige, responsabile dell’intero MCU, ha dichiarato che, nonostante le due opere siano interconnesse, non si sarebbe trattato di una storia “spezzata” in due, ma di due pellicole diverse con una propria identità. E in effetti è un po’ entrambe le cose, perché se da un lato Infinity War è un film autoconclusivo e con un finale a dir poco spettacolare, dall’altro Avengers 4 si porrà come vero e proprio sequel della pellicola che si trova attualmente in sala.
C’era un’idea: mettere insieme i più grandi eroi dell’universo in vista di una guerra per la salvezza dello stesso. E quello che hanno fatto i Marvel Studios, a partire dal 2008, è stato gettare le basi per un gigantesco film corale; presentandoci i diversi personaggi di questo immenso universo nei vari stand-alone, approfondendoli e facendoli evolvere, e inserendo, poco alla volta, i diversi tasselli che li avrebbero condotti a fronteggiare Thanos, protagonista indiscusso della 19ª pellicola del MCU. La trama del film, basata sull’arco narrativo “Il Guanto dell’Inifnito”, di Jim Starlin, ruota attorno a sei gemme, le “Gemme dell’Infinito”, le quali, ad esclusione della Gemma dell’Anima, sono state pian piano introdotte dei vari capitoli che compongono questo meraviglioso universo cinematografico: la Gemma dello Spazio (Tesseract) in Captain America- Il primo Vendicatore, la Gemma della Mente (Scettro Di Loki) in The Avengers (e successivamente in Age of Utron); la Gemma della Realtà (Aether) in Thor: The Dark World; la Gemma del Potere (Orb) in Guardiani della Galassia; e la Gemma del Tempo (Occhio di Agamotto) in Doctor Strange. Le sei gemme, unite, permettono a chi le possiede di raggiungere l’onnipotenza. L’obiettivo di Thanos, tanto razionale quanto folle, è riunirle per cancellare mezzo universo, secondo un metodo imparziale che non adotta alcuna distinzione. Il tutto per garantire la sopravvivenza dello stesso universo. Toccherà agli Avengers, ai Guardiani della Galassia e ai tanti altri eroi del MCU fermare il Titano.
Analizziamo adesso il film:
I fratelli Russo sono riusciti a mettere in piedi un’opera incredibile, dando prova di grande maestria. Probabilmente, quello che in queste ore è al cinema sotto il nome di Avengers: Infinity War, non è solo il miglior cinecomic Marvel ma è anche più grande crossover della storia del cinema.
Il film è l’ultimo tassello del puzzle; il coronamento di questi lunghi dieci anni di lavoro e tutto ciò traspare alla perfezione dalla pellicola. E non solo perché al suo interno vi sono quasi tutti i personaggi visti nei film precedenti, ma perché nulla è lasciato al caso e tutto quello che ci è stato mostrato all’interno del MCU in passato trova qui il suo posto, regalando momenti sorprendenti e risvolti davvero inaspettati.
Anthony e Joe Russo hanno gestito la pellicola in maniera quasi impeccabile.
Il dubbio più grande, nonché la più grande paura, era relativo alla grande mole di personaggi presenti nell’opera. Ci si chiedeva come avrebbero fatto i registi a gestirli al meglio. I fratelli Russo sono riusciti ad eliminare ogni dubbio, gestendo alla perfezione i protagonisti di questo film, dando prova di grande maestria nella gestione dei protagonisti di questo film. Ad ogni personaggio, infatti, viene dato lo spazio di cui necessita e soprattutto, viene fatto in modo che tutti riescano a muoversi all’interno della pellicola senza alcuna difficoltà; quasi come ingranaggi di una macchina perfetta. Unico neo è il personaggio interpretato da Peter Dinklage che risulta totalmente piatto e funzionale soltanto alla scena in cui appare. Inoltre, forte di ciò che è stato narrato nei 18 film precedenti, Infinity War ha il pregio di non perdersi in lunghe spiegazioni che, sicuramente, ne avrebbero intaccato il ritmo, e di potersi concentrare al 100% sulla guerra in atto e sugli eroi che cercano di vincerla. Il tutto è orchestrato alla perfezione ed è incredibile constatare quanto il pubblico riesca ad immergersi nella pellicola, provando paura, tristezza, odio e rabbia, quasi come stesse vivendo in prima persona ciò che vede. Ma l’ingranaggio più bello di questa macchina perfetta è Thanos, il titano pazzo, attorno al quale ruota l’intera pellicola.
Ebbene sì, perché ciò che fa Infinity War è concentrarsi su quello che è il miglior Villain mai creato dalla Marvel (Probabilmente il migliore anche nella storia dei cinecomic). Era infatti già stato dichiarato dai registi che il film avrebbe dato tanto spazio a questo personaggio ma non ci si aspettava un tale livello di intensità e, soprattutto, di introspezione. Il Thanos di Josh Brolin ha una filosofia profondamente nichilista e razionale che rispecchia tantissimo la sua controparte fumettistica. E talmente è complessa la natura del personaggio, quanto ottima la sua gestione, che ci si trova a comprenderlo, ad entrare in empatia con lui e con la sue motivazioni. Questo personaggio riesce a generare delle emozioni estremamente contrastanti nello spettatore; e tutto ciò a causa di un lato estremamente umano del titano e, allo stesso, tempo di una freddezza e spietatezza imparagonabili che portano il pubblico a porsi domande, ad immergersi nel film e viverlo, senza stancarsi.
Thanos non è solo nella ricerca delle gemme; porta infatti con se “i suoi figli”, membri di quello che, nella controparte fumettistica, è conosciuto come l’Ordine Nero, composto da Gamma Corvi, Proxima Media Nox, Fauce d’Ebano e Astro Nero, resi perfettamente a livello visivo nella pellicola, sono spietati e fedeli al Titano. Questi personaggi non vengono approfonditi in chissà che modo all’interno della storia ma è anche vero che non serve, perché svolgono bene il loro ruolo di squadrone della morte e questo basta. È d’obbligo però citare una Proxima Media Nox davvero degna di nota, che dà del filo da torcere agli eroi e si rende partecipe di uno scontro bellissimo tutto al femminile, e un Fauce d’Ebano che riesce ad affascinare e farsi apprezzare parecchio in quanto dotato di poteri strabilianti, oltre che di una caratterizzazione fisica decisamente espressiva e terrificante.
E i nostri eroi?
In questo film, i fratelli Russo per non rischiare di cadere nella trappola del “mischione confusionario” hanno adottato un intelligente metodo di sviluppo narrativo, dividendo i personaggi in team-up, in modo da rendere il film lineare e chiaro, offrendo anche al pubblico alcuni tra i team-up più desiderati dai fans. Vedremo, infatti, i personaggi divisi in due grandi zone di azione: Terra e Spazio
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Sulla terra troviamo: Falcon, Vedova Nera, Black Phanter, Il Soldato d’Inverno, Bruce Banner, War Machine, Scarlet Witch, Visione e Steve Rogers; quest’ultimo Distante ormai anni luce dal Captain America che abbiamo imparato ad amare e vicinissimo al Nomad che, sicuramente, i più avidi lettori di fumetti conosceranno. E anche qui si nota chiaramente la bravura dei registi nella gestione dei personaggi: nonostante infatti Rogers non sia protagonista di un approfondimento dettagliato, basta osservarlo sin dai primi minuti in cui appare per comprendere quanto sia profondamente cambiato.
Nello spazio, invece, vediamo: Iron Man, Spider Man, Dott. Strange (team up tanto atteso e che ha soddisfatto tutti), I Guardiani della Galassia e Thor.
Tecnicamente Avengers: Infinity War è una perla dei film d’intrattenimento: abbiamo di fronte una pellicola d’azione con dei toni molto cupi e drammatici (e qui le aspettative create dal trailer sono state tutte confermate), spezzati da un’ironia geniale che riesce, fortunatamente, a non risultare inutile e ridondante. La Marvel ha scelto, per la prima volta, di rischiare, tirando fuori un’opera di proporzioni epiche, molto lontana dagli standard quasi “infantili” cui si erano attenuti, generalmente, i cinecomic del MCU e con dei momenti di drammaticità così intensi da riuscire a commuovere. Ottima la gestione di trama, così come la sceneggiatura e il ritmo perfetto, quasi sempre costante, calante solo in alcune parti per alleggerire la tensione. Il film purtroppo non è esente da imperfezioni: infatti, nonostante una resa grafica impressionante, ancora una volta troviamo qualche strafalcione di computer grafica che, stranamente, mostra questa bipolarità tra momenti in cui è perfetta e altri in cui si mostra davvero superficiale, disturbando non poco l’occhio dello spettatore. Un altro piccolo problema è che, sicuramente a causa della mole di personaggi, di eventi e tempo a disposizione, qualche passaggio è stato velocizzato un po’ troppo ma, comunque, si tratta di sottigliezze che non infastidiscono né inficiano in alcun modo la visione del film.
Come sappiamo all’interno dei cinecomics è stata molto importante la gestione dei colori, ad esempio Gamora, Loki e Banner caratterizzati dal verde un colore che si avvicina al male ed effettivamente la prima è la figlia del Titano ed in passato era al suo servizio, mentre Loki e Hulk sono entrambi personaggi negativi in modo diverso, il primo in quanto è effettivamente cattivo e il secondo in quanto pericoloso, infatti poi in Ragnarok Loki perde il suo verde caratteristico e indossa un vestito blu perché diventa un personaggio neutrale, un po’ complesso che tradisce e poi aiuta il fratello.
Anche in questo caso i colori hanno caratterizzato i personaggi e in generale armonizzato tutta la visione del film, infatti abbiamo un Thanos con una pelle che tende più sul rosato, probabilmente per umanizzarlo e poi abbiamo i soliti colori come il rosso (un colore che ricalca la vittoria e che si trova nella bandiera americana) di Iron Man o Spider Man e che manca nel vestito blu scuro senza stella di Steve Rogers (che ora non è più un “eroe” ma un fuori legge che non ha più fiducia nel suo Paese).
La colonna sonora di Avengers: Infinity War è curata da Alan Silvestri, già un veterano dell’universo Marvel. Il compositore aveva già curato le musiche del primo Avengers e di Capitan America – Il primo Vendicatore. In questa pellicola, invece, troviamo delle colonne sonore che ci accompagnano durante il film e svolgono il loro lavoro egregiamente, senza però eccellere particolarmente, tranne quella che tutti abbiamo imparato a conoscere nei film e nei trailer.
Avengers: Infinity War è un film eccezionale, che si pone sia come conclusione di un progetto avviato 10 anni fa, sia come nuovo punto d’inizio per un universo, come quello del MCU, che ha già pronto un nuovo mosaico da mostrarci.
PS: Rimanete in sala fino alla fine.
Il film in Italia ha esordito con ben 3 milioni di incassi mentre in America, uscito il 27 Aprile, con le prevendite ha incassato 39 milioni di dollari al box office statunitense, battendo il precedente record detenuto da Il Cavaliere Oscuro.
Ecco la classifica aggiornata:
1. Avengers: Infinity War – $39M
2. Il Cavaliere Oscuro – $30.6M
3. Batman v Superman: Dawn of Justice – $27.7M
4. Black Panther – $25.2M
Il film dovrebbe incassare tra i 235 ai 275 milioni entro domenica in America o comunque superando Star Wars: Il Risveglio della Forza fermo a 247 milioni di dollari.
E ora passiamo alla sezione spoiler e teorie
La vignetta realizzata dal nostro vignettista Gaetano Favara
Analisi realizzata da Christian Partenope e Vito Damigella