Quando si pensa a Pablo Picasso non si può fare a meno di avere in mente le spigolosità delle sue tele, i volti surreali, scomposti, i colori accesi e i suoi collage. Nessun dubbio che quella dell’artista sia un’evoluzione a quello che potremmo definire disordine, alla rappresentazione di realtà interiori ed esteriori dove la simmetria delle figure lascia spazio allo squilibrio e alla sproporzione.
Per scorporare e stravolgere è necessario però studiare, progettare e definire. Lo sa bene Pablo Picasso che accorda il suo spirito anticonformista all’accademismo di Barcellona quando ,da ragazzo,comincia ad impugnare il pennello.
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Prima comunione,1896 -
Scienza e carità,1897
Pennello che diventa ben presto carboncino e pastello per ritrarre la vita bohemian del centro storico di Barcellona.

Pablo cresce anche attraverso il dolore di una tragica scomparsa: quella del caro amico Casagemas. Non trova colore diverso dal blu che meglio possa rappresentare il suo animo cupo,straziato dal dolore,solo.

Non passa molto tempo che l’amore per Fernande trasforma il freddo blu in un caldo rosa, la solitudine in conforto, l’amarezza in dolcezza

Si rivoluziona,Picasso,tra il 1907 e il 1917. È inarrestabile il suo geometrico divenire, futuro e propulsione.
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Les demoiselles d’Avignon, 1907 -
Tre donne, 1908
Se gli spigoli diventano curve le linee stilizzate si contorcono e tentano di scavare nell’introspezione

Non c’è introspezione, colore,solo orrore,strage e guerra…nero e bianco nel “Guernica”
