Ci siamo sciolti come neve al sole, siamo crollati sul più bello, quando bisognava seriamente ruggire per volare in alto. L’Italia si è fermata davanti ai primi veri ostacoli che si è trovato sul proprio cammino ai Mondiali 2018 di volley maschile.
Aveva bisogno della partita perfetta l’Italia, un 3-0 netto che lasciasse addirittura gli avversari sotto i 60 punti. Ma gli azzurri il primo set non solo lo perdono, ma vengono umiliati dai polacchi: 25-14.
Serbia e Polonia ci hanno surclassato in ogni fondamentale, ci hanno annichilito con un gioco nettamente superiore rispetto al nostro, ci hanno stritolato nella loro morsa e non siamo mai riusciti a uscirne.

Non abbiamo potuto nulla quando l’asticella si è alzata; gli azzurri si sono quasi ecclissati, non sono riusciti a tenere testa ai rivali né sotto il profilo tecnico né sotto quello caratteriale e mentale.
Al Pala Alpitour di Torino era iniziato il vero Mondiale e, purtroppo, è subito finito, le semifinali erano lontane anni luce per questa Italia. Avevamo brillato e stravinto nelle prime due settimane della competizione, a Firenze e Milano, durante le quali però avevamo dovuto fare i conti con Belgio, Slovenia, Argentina, Finlandia, Giappone, Repubblica Domenicana, cioè formazioni di seconda e terza fascia, lontane dall’élite internazionale.
Questo Campionato del Mondo ha messo in evidenza che, se tutti e sette i titolari azzurri non giocano ai loro massimi livelli, il meccanismo si inceppa, la macchina si arresta. Ivan Zaytsev e compagni ci hanno emozionato e scaldato il cuore ma purtroppo ci siamo dovuti fermare sul più bello.

Si doveva vincere oggi, specialmente perché questo Mondiale lo giocavamo in casa.
Da Roma a Firenze, da Milano a Torino, il cammino degli azzurri della pallavolo nel Mondiale italiano è stato un torrente di entusiasmo, di amore, di cori e colori, di share televisivi alle stelle, di palazzetti strapieni, di code per farsi un selfie con i giocatori a bordo campo, di attese infinite per vederli sbucare fuori dagli impianti a fine partita. Sempre pronti a fermarsi per fare due chiacchiere, perfino dopo una sconfitta, col sorriso e una battuta per tutti. E’ cosi che si vince: nel cuore della gente, prima ancora di andare sottorete.
